A Lucca mi hai detto che chi si mette oggi
nell'editoria del fumetto o è un pazzo o un masochista. Che valore ha oggi
pubblicare questo tipo di fumetto e in che senso la Topolin esce dai canoni
classici del fumetto?
Oggi chi si mette a pubblicare fumetti con una
prospettiva commerciale va incontro ad un grosso rischio, come è sempre stato
del resto. Io ho cominciato nel '91 come un'avventura, non con l'idea di
diventare un editore. Così, o si ha completamente culo o si ha un mecenate alle
spalle… e mecenati per quello che ne so io non ne esistono più da qualche
secolo. Innanzitutto devi sapere a che pubblico rivolgerti, qual è il target.
Dopo Hitler-SS, il CHE e PsychoPathiaSexualis ho scoperto
che un pubblico che risponde esiste. Noi non pubblichiamo fumetti rassicuranti,
ma c'è una legge nel giornalismo che dice "ognuno legge quello che vuole
leggere".
Fin dall’inizio, dentro l’ambiente del fumetto,
la Topolin è stata abbastanza snobbata, perché portava i suoi prodotti fuori
delle regole del mercato. Proponeva autori di una bravura sia grafica sia
letteraria eccezionale, ma di cui quelli del settore dicevano “non so se
questo si può vendere, perché è limitato agli specialisti del fumetto”.
Cosa che con il tempo si è rilevata falsa perché il pubblico che legge la
Topolin è molto eterogeneo e generalmente non è quello del fumetto classico.
Il nostro fumetto è più vicino all’ambito musicale, teatrale, grafico,
pubblicitario. Il pubblico che legge Marvel, manga, supereroi certamente non
legge i libri della Topolin. Non dico di essere contro l'evasione, ma a me non
interessa. Se io ho rischiato per tanti anni, credo che quello che faccio abbia
un valore, non morale ma etico. La morale vuole imporre un messaggio, l'etica è
ciò che è più vicino a te, la tua deontologia. Un Costanzo o un Mentana ti
fanno passare tutto come morale, “questo è giusto, questo no”. I fumetti
della Topolin ti dicono semplicemente "questo è", sta a te decidere
che cosa è. Questa è l'etica: far riflettere.
Parliamo delle tristi vicissitudini che ti
hanno portato a creare il Fo.L.L.E.
In Europa, in questo periodo, ci sono diverse
paranoie, diversi isterismi, c’è lo spettro della pedofilia sempre alla
ricerca di un capro espiatorio. Negli Stati Uniti è stato creato il "Comic
Book Legal Defence Found", che però è legato solo all’ambito del
fumetto. Il Fo.L.L.E. (Fondo Legale per la Libertà di Espressione) invece sarà
aperto a tutte le attività espressive. È la creazione di un fondo
bancario-postale, che interverrà quando succede un caso simile al nostro (a noi
ci hanno lasciato sei mesi senza lavorare): questo fondo potrà sostenere le
spese legali di chi ha subito la censura. Ma Il Fo.L.L.E. nasce soprattutto per
salvaguardare l’autocensura. Dopo questi casi eclatanti, ma per fortuna ancora
ridotti, un autore che vuole fare un fumetto o un’opera di un certo tipo può
venire frenato per paura di non vederlo pubblicato. La censura non tocca tanto
la libertà d’espressione di un autore, quanto la libertà della società di
fruire e apprezzare un’opera. Quando qualcuno vuole pensare per te, quando ti
fa da tutore anche se sei maggiorenne, quello è psicopatologico.
Che valore ha mostrare la violenza esplicita
come in PsychoPathiaSexualis?
È catartica, e poi non si fa reato sul corpo. La
colpa è del mondo che è violento: Martin semplicemente la riflette. E non
produce neanche imitazione, perché una persona violenta non arriva a leggere
PsychoPathiaSexualis, non la cerca neanche, cerca tutto un altro genere di
materiale. Qualsiasi persona sfogliando PsychoPathiaSexualis rimane disgustata.
E poi con questo criterio, si dovrebbe censurare “Natural Born Killer”,
“Pulp Fiction” e anche i Tg, con le loro immagini raccapriccianti all’ora
di pranzo.
Qui in Italia abbiamo già subito tre processi, di
cui l’ultimo con 5 capi di accusa: istigazione al delitto, al suicidio,
pedofilia, oscenità e immagini raccapriccianti. Siamo stati nel mirino della
censura fin dal primo libro, Hitler-SS, e poi non so cosa sia successo, o
perché sono particolarmente sfigato, o perché vivo nel paese dove ha sede il
Vaticano. La cosa eclatante è che in nessun altro paese è mai successo niente,
né in Spagna, che pure è un paese molto cattolico, né negli USA, dove Martin
ha pubblicato SNUFF 2000.
Ma il Fo.L.L.E. non rimarrà fermo in attesa che
succeda qualcosa: il primo introito verrà dalla vendita del catalogo della
mostra Sovversivi che sta girando per tutta l'Italia e l'anno prossimo girerà
per tutta l'Europa. Vi hanno aderito tutti i migliori illustratori italiani e
internazionali (Martin, Liberatore, Vanelli, Palumbo, Scozzari, Baldazzini,
Vuillelmin, Moebius, Frank Miller, ecc.). Inoltre organizzeremo situazioni,
feste, dove siano amalgamate attività espressive diverse: concerti, mostre di
fumetti, di pittura, scultura, performance di artisti del luogo dove esponiamo,
anche se noi siamo per la NO ART…
In che senso NO ART?
Topolin Edizioni non è arte. Arte sono i lavori
di Thomas Ott e di Miguel Angel Martin, quando sono unici ed originali. Noi
facciamo prodotti, riproduzioni di 5/20.000 lire.
Molte mostre di arte contemporanea, io non le
considero arte: perché ormai tutto è arte e niente è arte. La spazzatura oggi
è arte. Naturalmente qualcuno può dire tutto e il contrario di tutto. Oggi
tutti sono artisti.
Arte è ciò che produce in me qualcosa, che mi
comunica qualcosa. "Saturno che mangia suo figlio" nel museo del Prado
mi comunica qualcosa, e non perché sia in un museo. Oggi i giovani artisti
“contemporanei” sono tutti alla ricerca dei minuti di fama che aveva
predetto Andy Warhol, vogliono tutti uscire dall’anonimato, nessuno sopporta
essere nessuno. Tutti vogliono essere qualcuno, almeno per 15 minuti.
Ma la colpa di chi è, delle gallerie?
In Argentina c’è un detto che dice "la
colpa non è del maiale ma di chi lo ingrassa", il gallerista cerca il suo
business. Nell’arte è importante anche la sofferenza esistenziale, quella che
si vede, si sente. Ieri, in una galleria, ho visto due cavi di plastica appesi
con un pupazzo grondante di sangue, e lo chiamavano… qualcosa tipo "filosofia
da caffè". Ci sarà pure un concetto dietro, ma se io non lo vedo, non mi
dice niente. Io vedo solo un pupazzo appeso, forse non ho l’intelligenza
giusta per arrivare a capire il concetto.
Cosa c’è da salvare nell’arte
contemporanea?
Credo che una delle migliori opere d’arte sia
stata la "merda di artista". Oggi come oggi esiste solo il conformismo.
Non esistono opere di vero valore. Il valore artistico non lo si vede oggi, lo
si vedrà tra vent’anni. Gente come Franko B cosa ha segnato? Tra venti anni
ce lo ricorderemo? Dalì ce lo ricorderemo per sempre, come i Beatles e
Caravaggio. La Fura dels Baus sono sicuro che ce la ricorderemo, non tanto perché
siano più bravi di altre compagnie, ma perché sono stati i primi ad aprire un
varco. Il rischio per chi viene dopo è di imitare, di fare il clone, e in
Italia questo vizio è molto diffuso in tutti i campi artistici. C’è
creatività, ma si guarda sempre altrove, non c’è creatività locale. Il vero
valore non è creare qualcosa necessariamente nuovo, ma diverso. Devi guardare
con occhi diversi le cose.
Attenzione… la creatività dipende anche da chi
mette i soldi. Se un locale o una galleria non rischia perché ha paura delle
novità, già ti blocca. Rischierà solo quando quella novità sarà approvata
da altri. Qua ci vuole più gente coi coglioni: a volte andrà bene, a volte
andrà male, ma bisogna rischiare!
E tu, come editore, ne sei un esempio evidente…
Sì, ho sempre rischiato nella vita. In
"Tangos", Solanas dice: "Noi Argentini abbiamo il rischio nel
sangue, abbiamo la poetica del rischio". Io da perdere non ho niente, ma da
guadagnare c’è tanto…
In Italia non esiste un Underground perché
nessuno ci vuole investire. Perché Pieraccioni l’ha visto tanta gente? Non è
perché piaccia tanto alla gente, ma se esce in 600 sale sei obbligato a vederlo.
Se vivi in un paesino e c’è solo quello, dopo tutta la settimana che ti sei
rotto i coglioni al lavoro e tua moglie ti dice andiamo al cinema, tu vai a
vedere anche Pieraccioni. Ti viene imposto dal mercato.
Io sono nato e cresciuto con la cultura Trash, mi
diverte ma non la prendo sul serio. L'Argentina è un paese particolare: noi
siamo nel culo del mondo, siamo un imbuto e riceviamo la spazzatura di tutti.
Essendo un paese sottosviluppato, siamo stati colonizzati anche culturalmente
dall'Europa e dagli Stati Uniti. Comunque la cultura Trash per me non sono i
B-movies o i cartoni animati giapponesi, ma Domenica In e Buona Domenica, la
spazzatura televisiva… e il problema è che la gente beve tutto ciò che gli
passano i messia del tubo catodico.
Ma pensi che oggi si possa ancora parlare di
cultura Underground?
L’Undereground non è mai esistito qui in
Italia. Sono 14 anni che vivo qua e non ho mai visto tracce di Underground,
almeno come concetto di Underground che esiste negli USA. Qua è un adattamento,
una brutta fotocopia dell’Underground straniero. Il vero Underground non lo
vedi né in gallerie, né in centri sociali, né in discoteche, lo vedi sulla
strada, il resto è un’invenzione per una certa élite pseudo-intellettuale.
Le discoteche e i centri sociali sono tramiti per esprimersi, non sono luoghi
dove nasce l’Underground. L’Underground di solito nasce nel conformismo,
nella rabbia. I veri Underground sono i marocchini che ti puliscono i vetri, i
profughi dei Balcani che vivono in 14 in una casa. Underground era Robert Crumb
negli anni ’60, inserito in un movimento che comprendeva i figli dei fiori,
l’LSD, la Beat Generation…
Oggi tutto questo è sorpassato. Quando si parla
di disegnatori Underground, si parla di disegnatori che lavorano sulle fanzine,
ma se potessero pubblicare su riviste che tirano 40.000 copie al mese, lo
farebbero volentieri.
Dopo 14 anni, ti sei mai pentito di essere
venuto in Italia?
Pentito no ma ho avuto molti rimorsi. Io sono un
esiliato della seconda generazione, sono partito dall'Argentina quando era
finita la dittatura militare e la repressione. Il Fascismo me lo sono vissuto
sulla carne. Io non conosco il Fascismo del 1930, ma quello dal 1978 al 1984.
Poi nel 1984 è arrivato il populismo socialista… ma evitiamo la politica, non
vorrei creare disturbo con il consolato argentino di Milano.
Finita la dittatura, in Argentina è scoppiato un
fermento artistico e culturale, e noi, figli di emigranti, nati con il mito
dell'Europa, ci siamo detti: "Se tutto questo succede qua, cosa succederà
in Europa?". E quando sono arrivato qua, mi sono reso conto che non succede
niente. È tutto molto più represso, sia a livello morale, sessuale e artistico.
La differenza è che in Europa gli intellettuali, sia di destra sia di sinistra,
vogliono far credere che loro sono la civiltà… ma questo atteggiamento è
frutto dell'orgoglio europeo maturato in migliaia di anni. Michelangelo oggi
cercherebbe di fare design da vendere negli USA.
Fino a quando sopravviverai?
Un uomo che non ha niente da perdere è un uomo
senza paura. Il punto è riuscire a vivere dignitosamente di ciò che più ti
piace. A 38 anni, dopo aver girato mezzo mondo, posso permettermi di fottermi di
un sacco di cose e soprattutto della fama. I veri famosi non li conosce nessuno.
interview by federico mataloni.
photo by luana bardinella.
Questa intervista risale alla lontana primavera '99, ma contiene già in embrione le riflessioni che lo avrebbero portato ad intraprendere la sua nuova professione. Oggi infatti Jorge, oltre a proseguire la propria attività di editore in misura molto ridotta, ha aperto LA CUEVA (NO ART GALLERY) nella cantina del centro culturale Adrenaline, in via vigevano angolo via gorizia. Pare voglia farla diventare più famosa della fondazioneprada. Per chi vuole incontrarlo, e scambiare due parole di saggezza, può trovarlo al bancone della cueva tutte le sere a versare bicchieri di vino biologico (NO HAPPY HOUR). Alla cueva e presso il leonka (SHIT!) organizza anche concerti e dj set in concomitanza dei vernissages.