Capitolo 1.


LA NASCITA DEL “FUMETTO NERO”
Diabolik, il “nero” borghese.
 

le accuse di immoralità.
 
 

 

I primi anni di vita della pubblicazione sono costellati da infortuni di vario genere, primi fra tutti quelli giudiziari. Diabolik viene accomunato ad altri esponenti, molto più sadici ed erotici, dell’appena nato "fumetto nero": "…è un eroe negativo, e la lettura delle sue storie può provocare effetti deleteri per gli adolescenti, cui ogni tipo di fumetto – per sua natura – si rivolge". Piero Paolucci, sostituto procuratore di Roma, aggiunge: "Vi basti sapere che ai miei figli non farei certamente leggere queste storie assurde, intrise di violenza e volgarità". La scritta fumetto per adulti, opportunamente apposta in copertina, non è sufficiente a chiarire l’intenzione di produrre storie destinate ad un pubblico maturo e ad evitare qualche guaio giudiziario. La situazione non è delle più rosee, e in qualche modo ricalca le vicissitudini patite più d’un decennio prima da un altro personaggio trasgressivo del fumetto italiano, Pantera Bionda. I tempi tuttavia sono cambiati e Diabolik, rispetto ai nuovi eroi del male, non arriva mai ai loro eccessi. Quando la bufera sarà passata, in copertina apparirà un’altra scritta: Il giallo a fumetti.

Per Fantomas i benpensanti tirarono in ballo la nefasta influenza che egli poteva avere nei costumi, dicendo inoltre che alle sue gesta s’erano ispirati i banditi anarchici della banda Bonnot. Cioè che tale diabolica rabbrividente figura di fantasia era una sorta di fantasma evocato dalla cattiva coscienza di quei tempi socialmente incerti, di anni che sarebbero sfociati nella prima grande carneficina mondiale. Per Diabolik avvenne la medesima cosa. Si attribuì ad esso una parte della violenza che aveva contaminato il nostro vivere quotidiano.

Nel marzo 1967, nel clima di crescente moralismo che percorre il paese, a causa della presenza in copertina di una ragazza che nuota in bikini, il pretore di Lodi sequestra il numero ottantadue (Il tesoro sommerso). "Il magistrato già negli scorsi mesi aveva colpito con un analogo provvedimento la rivista. La pubblicazione è stata ritirata dalle edicole della zona, ma il dottor Novello ha esteso l’ordinanza di sequestro a tutto il territorio nazionale, inviando gli atti relativi al procedimento penale contro il direttore e l’editore della rivista, alla procura della Repubblica di Milano, competente del territorio. Il procuratore della Repubblica di Lodi ha ravvisato, anche in questa pubblicazione, particolari impressionanti e contrari alla morale." Le sorelle Giussani si difendono, cercando di porre un giusto distinguo tra il loro fumetto e gli epigoni successivi, ricchi di violenza gratuita e scene fortemente erotiche:

Ci accusano di oscenità e ci attaccano da tutte le parti, senza fare distinzioni, come se i gialli a fumetti che escono oggi fossero tutti uguali. Io quando presento una donna a letto mi assicuro che abbia la camicia, non solo, ma addirittura con il colletto ben chiuso. E poi non si può dire che il mio eroe sia un dissoluto, un dongiovanni. È sistematicamente fedele alla sua donna, a Eva Kant, che, vorrei far notare, non è mai chiamata "amante" ma sempre e soltanto "complice".

Diabolik ne esce "innocente", pienamente assolto in istruttoria. Dal giorno del processo però subisce una leggera mutazione. Le pressioni dell’opinione pubblica spingono le sorelle Giussani ad aggiustare il tiro: i toni violenti si attenuano, l’eroe nero uccide solo le persone prive di dignità morale come sequestratori, spacciatori di droga e simili, "di tanto in tanto elogia l’opera di Ginko e, una quindicina di giorni fa, orribile a dirsi, ha perfino salvato la vita a una innocente bambina." Approfondirò più avanti l’argomento dei processi che i fumetti neri dovettero subire dal 1965 al 1967. Qui basti riportare, per riassumere il clima censorio di allora, il "Codice morale dei fumetti", redatto nel 1961 dall’Associazione Italiana Editori Periodici per Ragazzi e affidato alla vigilanza di un apposito ente di controllo. Per prevenire le velleità censorie di alcune proposte di legge presentate in Parlamento, alcuni editori si erano infatti volontariamente segregati nelle rigide maglie della "Garanzia Morale", e pubblicavano bene in vista il marchio GM in opposizione a quello per adulti dei fumetti neri, in modo che genitori ed educatori si tranquillizzassero. Eccolo, diviso per articoli:

 

I – Principi generali

1 – le pubblicazioni per ragazzi devono essere uno strumento al servizio della gioventù. La loro funzione deve identificarsi in un mezzo di formazione o in un sano svago o in entrambe le cose.

2 – Le pubblicazioni per ragazzi, pertanto, debbono trattare argomenti e usare un linguaggio adeguato alla mentalità dei giovani ed ai loro sentimenti migliori, senza procurare in essi stati psicologici negativi.

3 – Le pubblicazioni per ragazzi debbono mettere in luce i valori che stanno alla base del vivere civile della società nazionale ed internazionale e, comunque, mai costituire una negazione dei principi morali e cristiani.

 

II – La famiglia – La patria – La religione – La scuola

1 – Non debbono essere discussi o intaccati in linea di principio l’unità della famiglia e il matrimonio, che ne è il fondamento, come pure l’autorità e il rispetto dei genitori.

2 – Non si parli di divorzio, che non è ammesso dalla legislazione italiana; qualora se ne dovesse parlare, a titolo di cronaca, lo si farà in modo da non favorire la convinzione della sua opportunità e auspicabilità.

3 – Non deve mai venir meno il rispetto per la Patria, la Bandiera, i principi democratici, le istituzioni dello Stato.

4 – E’ proibito trattare argomenti che in linea di principio fomentino l’odio a qualsiasi razza o comunque offendano la dignità umana.

5 – La religione va sempre trattata con riverenza, senza mai scuoterne il sentimento innato nell’uomo. Si deve quindi trattare con rispetto la religione cattolica, professata dalla maggioranza degli italiani, e ogni altra confessione religiosa.

6 – Non vanno mai messe in dubbio l’utilità della scuola e dell’istruzione e la funzione dell’educatore.

 

III – Il crimine e l’orrore

1 – La stampa per ragazzi non deve mai presentare le azioni criminose in modo tale da suscitare simpatia per il criminale, sfiducia nella legge e nella giustizia.

2 – Bisogna evitare di indicare i sistemi di un crimine in maniera troppo dettagliata: il fatto criminoso, comunque, dovrà apparire come un’azione assolutamente riprovevole.

3 – L’eroe eviti di raggiungere il giusto scopo finale servendosi di mezzi delittuosi.

4 – Non è lecito dare risalto a scene di eccessiva violenza, di tortura, di agonia fisica, truculente o impressionanti.

5 – Si moderi l’uso del coltello e della pistola. Si ometta il prolungamento e il dettaglio dell’atto violento.

6 – Si eviti di descrivere scene di rapimenti di bambini, linciaggi, suicidi; si ometta di raccontare vicende che possano mettere in buona luce i teddy boys e le loro imprese.

7 – Si riduca al massimo l’uso della parola "crimine" e "orrore", specialmente in copertina.

8 – Il concetto del bene deve in ogni caso trionfare sul concetto del male.

9 – Si deve evitare al massimo il principio che si possa fare giustizia sommaria.

10 – Sono proibite scene di orrore con eccessivo spargimento di sangue, scene di depravazione, di sadismo, macabre, di vampirismo, di cannibalismo.

11 – In considerazione delle caratteristiche delle vicende e dei disegni di tipo umoristico o grottesco, i quali per la loro fisionomia di irrealtà e di libera fantasia non si prestano a suscitare nel ragazzo imitazioni o impressioni violente, in essi possono essere usati elementi avventurosi che, se descritti in maniera realistica, ricadrebbero sotto la proibizione del presente Codice.

 

IV – Il sesso e il costume

1 – E’ proibito trattare scene d’amore morboso o atti sessuali.

2 – Sono proibite le eccessive nudità e le pose sconvenienti. Ogni personaggio deve essere presentato in abiti accettabili dal buon gusto e dalla decenza; non si deve accentuare o sottolineare qualsiasi parte del fisico, in particolare della donna.

V – Il linguaggio

1 – E’ proibito il linguaggio scurrile e volgare.

2 – E’ raccomandabile usare forme grammaticamente corrette.

 

VI – La pubblicità

1 – Le pubblicazioni per ragazzi non devono accettare pubblicità di liquori, tabacchi, libri sul sesso, cartoline o fotografie di donne in abbigliamento succinto, giochi d’azzardo, prodotti sanitari di dubbia natura, e quanto altro costituisca un pericolo per l’integrità morale dei giovani. Le pubblicazioni stesse usino cautela nell’accettare pubblicità cinematografica.

 

Se si considera ad esempio il terzo paragrafo, che rappresenta un chiarissimo divieto di caratterizzare simpaticamente il criminale, appaiono evidenti le intenzioni trasgressive delle sorelle Giussani. Oltre alla realtà fin qui illustrata, il mercato dei comics offriva, all’inizio degli anni Sessanta, la linea delle testate cattoliche, indirizzate ai giovanissimi secondo presupposti pedagogici. Distribuiti anche nelle scuole e nelle parrocchie, albi come Il Giornalino o Vitt avevano una tiratura altissima. Molti autori importanti trovarono sulle loro pagine lo spazio per continuare a lavorare, sottoposti a regole rigide sul piano dei contenuti ma alquanto liberi su quello formale. Un esempio di questa situazione fu Dino Battaglia, autore di una grafica originale e molto sofisticata, che per questo circuito realizzò splendide rivisitazioni di classici letterari, da Rabelais a Poe. Su queste testate pubblicarono autori come Sergio Toppi o Hugo Pratt, di ritorno dal Sud America, ed esordì Attilio Micheluzzi, uno dei disegnatori più classici del fumetto mondiale. Divertente è il caso di Massimo Mattioli, che avrebbe disegnato il tenero coniglietto Pinky per Il Giornalino e storie assai meno tenere per Frigidaire. Ma la popolarità di Diabolik, a partire dalla metà degli anni Sessanta, è in vertiginoso e costante aumento e le iniziative collaterali si moltiplicano: fra le numerose proposte, un notevole merchandising che comprende magliette, pupazzi, ciondoli, adesivi. In qualche occasione gli oggetti vengono allegati alla pubblicazione. Nel 1966, ad ulteriore dimostrazione della fortuna dell’uomo in nero, viene inciso un disco a 45 giri, che gode di discreto successo, intitolato "Diabolik" e cantato da Betty Curtis.

Nella primavera del 1965 Diabolik è alla vigilia della sua trionfale trasformazione in film. Il produttore Antonio Cervi ha lanciato sulle copertine dei "K" lo sconvolgente annuncio: "cercasi attore per interpretare la parte di Diabolik". Mezza Roma è a rumore: lievitano e gorgogliano in ogni fusto dl Salario e di Borgo Pio, ruggenti sogni di protagonista. Perché "il protagonista", continua l’inserzione, "dovrà avere le seguenti caratteristiche: volto maschio e bello, occhi chiari, altezza m. 180 (minimo), corporatura atletica". Non c’è badilante dell’agro o tassinaro del Nomentano che non possa in astratto sentirsi in quota.

In realtà il progetto fallì. Ma già l’anno successivo, al Festival Cinematografico di Venezia, Jean Sorel, in coppia con Elsa Martinelli, veniva indicato come il sicuro interprete del film; ma dopo solo tre settimane, le riprese si interruppero per mancanza di finanziamenti. È nel 1967 che il produttore Dino de Laurentiis si assicurò definitivamente i diritti del personaggio. La produzione, anche a conferma dell’internazionalità dell’eroe in calzamaglia nera, sarà italo-francese. La regia venne affidata a Mario Bava, già autore di pregevoli horror all’italiana, e i ruoli principali a John Philip Law per la parte del protagonista (anche se, in precedenza, era stato contattato inutilmente Alain Delon) e a Marisa Mell per la parte di Eva. Gli altri interpreti furono Michel Piccoli nelle vesti dell’ispettore Ginko, e Adolfo Celi, onnipotente boss malavitoso. La sceneggiatura si avvalse di alcune situazioni già proposte nel Diabolik fumettistico; in particolare nel film compaiono brani tratti dagli episodi Lotta disperata, L’ombra nella notte e Sepolto vivo. Malgrado i precisi agganci con la serie ideata dalle sorelle Giussani, la pellicola propose agli spettatori un Diabolik sostanzialmente simile – quanto a caratterizzazione cinematografica – a James Bond, il notissimo agente segreto 007, che in quel periodo furoreggiava sugli schermi cinematografici. Rispetto al fumetto, vengono accentuate le sequenze spettacolari.

Diabolik non aveva apparentemente fissa dimora; i suoi rifugi segreti erano angusti seminterrati, grotte naturali, appartamentini con arredamento svedese, chalet di tipo svizzero con caminetto e orologio a cucù; possedeva una sola Jaguar E type nera. Adesso di Jaguar nere ne ha duecento, nascoste in un garage sotterraneo; la sua casa è un luminoso futuristico alveare fatto di cellule bianche; i suoi nascondigli sono caverne artificiali, ville subacquee con pareti di vetro e platino, castelli francesi, jet supersonici.

A dispetto delle premesse, la pellicola non godette del grande successo di pubblico previsto e nessun seguito fu mai girato; ma l’incasso reale, a conti fatti, superò i settecento milioni di lire.