Capitolo 3.


LA DEGENERAZIONE DEL “FUMETTO NERO”
3.1 Il Fumetto Erotico.
 
 

conclusioni.
 


 
 

Il successo del fumetto sadico-erotico, particolarmente notevole presso le classi subalterne, non testimonia un effettivo crollo dei valori borghesi, un affossamento della morale ipocrita. Si tratta cioè di una falsa emancipazione, di uno svecchiamento mistificatorio della cultura di massa. A essere esaltato è un ben dosato miscuglio di sesso e violenza, a essere glorificati sono gli eccessi dell’esibizionismo femminile. Il fenomeno corrisponde a un preciso calcolo di interesse commerciale. In questa produzione fumettistica non si coglie l’opportunità per cancellare tutta una serie di convenzioni repressive e di superstizioni ormai calcificate, ma si propongono nuove sensazioni e sovreccitazioni.

Nelle avventure picaresche di queste damigelle d’altri tempi i confini della paradossalità sono furiosamente oltrepassati da tutti i lati. Siamo in piena follia onirica. Perciò appunto questi vanno considerati come i prodotti più significativi del nuovo fumetto italiano, che raggiunge una sua elementare coerenza solo in quanto stravolga completamente le linee di svolgimento e i parametri di giudizio dell’esperienza vissuta per abbandonarsi tutto all’onda di una sovreccitazione morbosa.
L’emancipazione femminile sviluppatasi negli anni Sessanta ha spinto la donna fuori dal focolare domestico, consentendole di decidere liberamente la propria vita sentimentale. L’uomo si è preso una piccola rivincita, dipingendola come un animale peccaminoso, una figura demoniaca avida solo di piaceri carnali e incapace di amare e di provare sentimenti. È evidente che le storie di queste eroine diventano unicamente un modello destinato ad alimentare le fantasie erotiche di adolescenti o a tradurre visivamente i desideri torbidi e gli appetiti erotici degli italiani dell’epoca.
I fumetti sexy, così goffi e patetici nella loro povera truculenza, portano alla luce le immagini inconfessate e le rivolte fittizie depositate nella nostra coscienza da frustrazioni sempre più stabili e profonde. È duro ma necessario passare otto ore alla catena di montaggio, è stupido ma inevitabile comprare tutto quello che capita perché l’ha detto "Carosello", è triste ma doveroso dire sempre di sì al capufficio, al professore, al papà, al vigile urbano. Ma quando si torna a casa, che delizia torturare Vartàn, seviziare Walalla.