Capitolo 2.


L’EVOLUZIONE DEL “FUMETTO NERO”
Violenza e sadismo.
 
 

conclusioni.
 


 

Ora nessuno tenta di negare che vi sia un rapporto tra la letteratura nera popolare e la diseducazione psicologica e morale delle masse che la consumano; e che una mente esaltata e già disposta al crimine possa venire riconfortata dalle vicende modello degli eroi delle tenebre in calzamaglia nera. Ma come è già stato appurato per gli altri mezzi di massa il rapporto non è così semplice e unidirezionale come si vorrebbe e giocano nell’insieme altri fattori, come l’educazione, il livello economico, l’alimentazione e così via.

L’epoca dei piccoli rangers e dei piccoli sceriffi volgeva inevitabilmente al termine e una nuova, indiscutibilmente più coinvolgente e più matura, se ne apriva. Gli eroi di Max Bunker, in quel mare di personaggi "neri", avevano una marcia in più. Innanzitutto per l’interiorizzazione che li caratterizzava, in secondo luogo per la componente satirico-grottesca da cui non potevano mai prescindere. L’abilità del soggettista nel coinvolgere i lettori nelle vicende private, intime, psicologiche dei personaggi è pari alla capacità da lui dimostrata nell’aggrovigliare le storie in un susseguirsi di delitti e di infami ricatti. La maschera di Kriminal non riesce a celare il tormento interiore di Tony Logan, così come l’ammaliante ma precaria bellezza di Satanik non cancella il dramma di Marny Bannister. Le vicende che si susseguono e la vita che infierisce lasciano i segni sui personaggi di Max Bunker che conservano tutte le cicatrici delle battagli combattute: l’avventura che si conclude (spesso senza lieto fine) non restituisce all’eroe la sua virginale integrità. Inevitabilmente molte di queste storie possono sembrare addirittura ingenue, improbabili, assurde agli occhi del ben più smaliziato lettore dei giorni nostri; ma la consapevolezza e lo spirito critico del pubblico di oggi trovano le loro radici proprio nelle prospettive aperte allora. Infine, la satira. Perfino nelle più crudeli storie di Kriminal i protagonisti non riescono a perdere un risvolto caricaturale. L’umorismo, ottimamente supportato dal genio grafico di Magnus, si inserisce progressivamente fra le maglie delle trame nere e orrorifiche, ritagliandosi via via uno spazio sempre maggiore. Da lì sarebbe nato Alan Ford. E questo apparentemente strano connubio fra divertimento e paura, brividi e risate, ilarità e orrore getta significativi fasci di luce sulle valenze metaforiche e catartiche sia dell’humor sia dell’horror. Valenze probabilmente troppo difficili da intuire per chi è abituato a condannare il fumetto in base alla quantità di sangue o di carne femminile scoperta che si nota sfogliandone velocemente le pagine. E, come mi ha confidato Luciano Secchi,

il discorso era quello: portare il fumetto su un livello di realtà; e non a caso sono stati Kriminal e Satanik quelli che per primi ruppero la barriera del sesso, non Diabolik. Diabolik, con il suo temperino, commetteva il suo delitto quotidiano, ma si fermava lì. Nell’importanza della maturazione del fumetto italiano Kriminal e Satanik sono di gran lunga più importanti di Diabolik. Diabolik è tuttora esistente, mentre Kriminal e Satanik hanno fatto i rivoluzionari. Robespierre e Sait-Just hanno lasciato la testa, gli altri hanno goduto dei loro frutti e sono andati avanti. I rivoluzionari usano sempre dei sistemi estremisti, la scimitarra non il temperino…

Graziano Frediani, il critico più vicino agli eroi di Magnus & Bunker, così ricorda ironicamente quel periodo:

Non sappiamo oggi quanta nostalgia si possa avere per quegli anni, ma era un periodo così pieno di illusioni bacate, di miserie perdute per sempre, di giovinezze sconfitte, che proprio non possiamo fare a meno di provare una punta di lucido desiderio per un passato che è per definizione irripetibile. E ci scuserete se parliamo di ragazzi "perduti", o "traviati" come avrebbero detto allora; coscienti e addirittura soddisfatti di esserlo, per i quali l’incontro con i "neri" venne proprio al momento giusto, né troppo presto, né troppo tardi, insieme alla pubertà e alla perdita dell’innocenza. Ricordate "Omicidio al riformatorio", una delle prime avventure di Kriminal? C’erano tante e tali visioni di morbosità, implicita ma soprattutto esplicita, dannatamente esplicita, da corrompere fino al midollo un intera generazione. E così fu. Avevano ragione da vendere, quelli che accusarono i fumetti neri di deviare dalla retta via migliaia di giovani uomini. Avevano ragione e, noi giovani deviati, lo sapevamo bene. Per questo ci riempimmo con ingordigia di quelle letture e di quelle immagini, prima che a qualcuno potesse venire in mente i privarcene. Ne scoppiammo anche, salvo rimpiangerle qualche volta, dopo, esauriti i brividi dell’adolescenza.