Postfazione.


l’affaire psychopathiasexualis.
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 

Dopo il boom degli anni Sessanta il genere "nero", nei fumetti, si è un po’ eclissato per evolversi in quello più tipicamente horror. Durante gli anni Settanta, come abbiamo visto, si alternavano pubblicazioni sfacciatamente pornografiche ad altre di genere gore-splatter, una degenerazione dell’horror dove i soggetti si concentrano su "fiumi di sangue", scotennamenti ed efferatezze simili. Negli anni Ottanta il livello medio del fumetto si è decisamente rialzato, grazie alla nascita e al proliferare di riviste che selezionavano e pubblicavano autori "colti" italiani e internazionali. Una delle più famose e una delle poche che ha lasciato il segno è stata Frigidaire, dove sono apparse le prime storie di Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Tanino Liberatore e Filippo Scòzzari, tutti cresciuti nel fervente ambiente bolognese del "Movimento del ’77". Alcuni di loro hanno purtroppo lasciato la vita sul campo, bruciati proprio dal fervore di quegli anni. Alla fine degli anni Ottanta è sembrato ripetersi il fenomeno "nero" per un fumetto che con gli anni sarebbe diventato il più letto, il più famoso, e con la maggiore tiratura in Italia, Dylan Dog. Per i temi trattati e per gli attacchi subiti dai soliti moralisti si avvicina non poco ai "neri" degli anni Sessanta, soprattutto a Satanik, che potrebbe essere considerata il suo precursore. Ma sarebbe inutile dilungarsi troppo su questo personaggio e sul suo autore, Tiziano Sclavi, considerata la mole di articoli, saggi monografici, interviste e dibattiti, già scritti e pubblicati da insigni giornalisti e sociologi. Un vero e proprio boom del genere "nero" è scoppiato all’inizio degli anni Novanta, nel campo del fumetto, del cinema, della letteratura. Già nel 1990 Max Bunker dà alle stampe un fumetto hard-boiled che rispecchia molti temi del classico "nero", anche se più esaltati ed esasperati. Il protagonista è Angel Dark, uno studente-giornalista che indaga su casi a dir poco cupi ed inquietanti. Il pregio maggiore del fumetto, oltre a sceneggiature frenetiche ed avvincenti, tipiche del creatore di Kriminal, è quello di aver scoperto un giovanissimo disegnatore italiano, Marco Nizzoli, che si sarebbe distinto negli anni successivi grazie a una grafica raffinata e alquanto manierata, che ricorda la mano del maestro francese Moebius. Tre anni più tardi, nel 1993, nasce una rivista della Granata Press che già nel titolo si richiama ai fumetti per adulti di trent’anni prima: Nero. Oltre all’alta qualità grafica di giovani autori come Caracuzzo, Saudelli, La Neve e Di Vincenzo, è da segnalare proprio per un legame diretto con i personaggi "neri", che in molte storie e in articoli monografici celebrativi vengono riportati all’azione. Così possiamo rivedere Diabolik, Satanik, Sadik e compagni protagonisti di travolgenti avventure ambientate e adattate ai nostri giorni.

Ma il caso editoriale degli anni Novanta è stato PsychoPathiaSexualis, un fumetto "nero" sconvolgente di Miguel Angel Martin, autore spagnolo idolatrato nel suo paese e diventato un cult qui in Italia, soprattutto a causa delle vicende giudiziarie che ha dovuto subire.

Per alcuni è un momento di grande denuncia sociale, per altri addirittura una specie di opera d’arte: il quotidiano La Cronica lo ha messo al primo posto tra i comics spagnoli del 1995. Il disegnatore è stato premiato come miglior autore rivelazione al Salone Internazionale di Barcellona, sostenuto e finanziato dal Ministero della Cultura spagnolo. La rivista americana Time lo ha definito "uno dei migliori esordienti europei". Più probabilmente è soltanto un’opera per adulti consapevoli, da tenere lontano dai bambini come tanti libri, film, videocassette e programmi TV.
Martin è stato scoperto qui in Italia da un giovane editore argentino, Jorge Vacca, che lavora nel nostro paese da una quindicina d’anni, scappato dalla dittatura militare di Videla e Galtieri e da un futuro come desaparecido. La politica di Jorge Vacca, che ha fondato la Topolin Edizioni nel 1991, è quella di scoprire e pubblicare giovani autori internazionali, impegnati in un fumetto "ideologico" che sappia dire qualcosa, oltre che intrattenere semplicemente il lettore, un fumetto che purtroppo oggi in Italia è difficile trovare. La prima pubblicazione delle Edizioni Topolin è stata Hitler-SS, una cinica parodia dell’Olocausto scritta e disegnata da due autori francesi, Vuillemin e Gourio, che è stata proibita sia in Francia, sia in Spagna per istigazione al nazismo e all’intolleranza. Quest’opera ha avuto una storia molto particolare in Spagna, dove è stata denunciata sia da associazioni filonaziste, sia associazioni partigiane, sia discendenti di ebrei. Un verdetto del tribunale spagnolo ha imposto all’editore una multa di 400 milioni, e ha fatto bruciare tutte le pellicole e le copie rimanenti. Questo è accaduto nel 1990; Jorge Vacca ha pubblicato il libro qui in Italia nel 1991. A lui hanno sequestrato dodici copie in una libreria a Milano e ha subito una denuncia per stampa clandestina e istigazione alla violenza. Il secondo libro pubblicato in Italia è stato appunto PsychoPathiaSexualis. Il racconto è indubbiamente crudo, reso con un segno scarno e tagliente che rappresenta un vortice di omicidi, violenze sadomasochistiche, abusi di minori e scene truculente, in atmosfere claustrofobiche dove la crudeltà – non solo fisica, ma più sottilmente mentale – è provocatoriamente mostrata al suo apice come fine a se stessa. Il ritmo secco, senza pause, della narrazione e la fredda, asettica precisione chirurgica delle immagini appaiono finalizzati a porre il lettore a contatto con la violenza in modo brutale, senza mediazioni intellettuali. Il nudo realismo del racconto per immagini suscita un effetto cauterizzante ed un istintivo disgusto e distacco delle vicende narrate.
Il sottotitolo dell’albo recita: "il fumetto più violento e ripugnante mai disegnato", e la copertina è nera con un bollino giallo che ne vieta la lettura ai minorenni. Inoltre, per togliere ogni dubbio riguardo al suo contenuto, l’albo è incellofanato. Un’opera cruda, estrema, che ti colpisce allo stomaco, sulle cui pagine non puoi soffermarti troppo a lungo senza provare ribrezzo, schifo, orrore; orrore verso una violenza vera, quella nascosta, quella che neanche i tg mostrano e che qui rimane impressa, viva nelle tavole, e non scorre veloce come sopra un video.
È un caso molto strano, perché il libro è stato sequestrato direttamente in tipografia con cinque capi d’accusa: istigazione al delitto, istigazione al suicidio, istigazione alla pedofilia, oscenità e immagini raccapriccianti. Questo libro non ha mai visto la luce; e nessuno lo ha mai letto, almeno nella prima edizione, quella originale.
Qui in Italia c’è una legge "fascista" del 1938 che dice che può esistere per le pubblicazioni il sequestro preventivo, perché il tipografo, di ogni cosa che fa (manifestini, riviste, libri), prima deve inviare cinque copie alla questura. Facciamo in questi giorni i tre anni di sequestro; abbiamo subito due processi. Nel primo è stato completamente sequestrato, mentre nel secondo ci hanno assolto perché non c’era reato, ma la procura di Brescia che doveva dare il via libera ci ha mandato in appello.
Successivamente, nel 1996, Jorge Vacca ha pubblicato la vita di Che Guevara, disegnata da uno dei più grandi maestri del fumetto, Alberto Breccia. Quando nella storia del fumetto si parla di Alberto Breccia, per evidenziare l’importanza che ha avuto, si intende definire un confine: "prima e dopo" Alberto Breccia. Quest’opera è stata creata nel 1968 insieme ad Hector Oesterheld, famosissimo narratore di fumetti, autore tra l’altro dell’Eternauta. Oesterheld è stato uno dei primi desaparecidos argentini: dieci anni dopo aver scritto questo libro infatti, con l’avvento in Argentina della dittatura militare, è stato ucciso, oltre che per la sua militanza nel Partito Comunista, anche a causa dei contenuti politici presenti nel Che. Lo stesso Breccia ha dichiarato che, quando una voce anonima lo ha avvertito telefonicamente nel cuore della notte del pericolo che correva, ha deciso di bruciare tutte le pellicole e le copie originali del Che (circa centomila), tranne una che è stata sotterrata nel suo giardino. Sette anni dopo l’ha riesumata e data da pubblicare a un editore spagnolo; di quella edizione spagnola la Topolin è riuscita a fare la seconda edizione a livello mondiale. "Per me, come argentino, è un orgoglio, perché avevano deciso di cancellarla dalla faccia della terra. È un’opera molto fresca, di cronaca di quegli anni; il racconto è molto poetico". Questi sono i problemi che Jorge Vacca ha avuto con la censura. Negli anni successivi ha pubblicato Brian the Brain, sempre di Miguel Angel Martin, la storia di un bambino nato senza calotta cranica perché la madre lavora come cavia umana in un laboratorio di esperimenti genetici. In copertina appare la scritta evidenziata senza violenza! senza sesso! Sembra veramente di essere tornati indietro di trent’anni, al tempo delle avvertenze fumetti per adulti. Quest’opera effettivamente è molto più tenue della precedente: la violenza non è più grafica, ma mentale, scritta tra le righe dei fumetti, ma altrettanto diretta. È la storia dei diversi, degli emarginati, dei danni che l’uomo subisce inconsciamente ogni giorno dalla tecnologia che lo circonda. Ma analizziamo ora, più da vicino, la vicenda giudiziaria subita da Jorge Vacca, che non si discosta poi tanto da quella degli editori di Kriminal, Satanik, Sadik, ecc.

Nel 1995 Jorge Vacca dà alle stampe PsychoPathiaSexualis in una tipografia di Cremona. Il tipografo invia i cinque esemplari d’obbligo alla Procura. Immediatamente, il giorno 8 aprile 1995, scatta il provvedimento di sequestro a carico del libro non ancora rilegato e distribuito. Le forze dell’ordine si recano, alle tre di notte, a casa dello spaventato tipografo per ottenere i dati relativi all’editore. Jorge Vacca viene velocemente rintracciato; ovviamente si oppone al provvedimento di sequestro. Gli avvocati che lo assistono – avvocato Groppali e procuratore Gnocchi – richiedono il dissequestro sulla base dei seguenti punti: 1) necessità del dissequestro per evitare il danno economico della mancata partecipazione all’imminente Expocartoon; 2) la pubblicazione e l’autore sono stati premiati nel paese d’origine, in particolare le tavole sono state esposte con il patrocinio del Ministero della Cultura della Spagna; 3) in Spagna e in altri paesi l’opera è stata ritenuta espressione artistica e "di natura tale da non indurre alla violenza, ma anzi da contrastarla e da prevenirla". Ma l’istanza viene respinta il 16 maggio 1996 e il sequestro, attuato "ai fini dell’assicurazione della prova in ordine il reato per il quale si procede e per impedire che il reato sia portato a conseguenze ulteriori", è necessario in quanto sequestro probatorio per accertare i fatti. Inoltre l’opera viene ritenuta idonea a configurare ipotesi di reato. E qui è sufficiente ricordare quanto scritto nella prefazione al libro dal critico indipendente Massimo Galletti: "PsychoPathiaSexualis è un libro ambiguo e pericoloso. Racconta storie purtroppo vere, accanto ad altre verosimili. Racconta forse la fogna più fogna, il male più male…".Due giorni dopo Jorge Vacca viene rinviato a giudizio dal Pubblico Ministero Antonella Nuovo, "in concorso con persona non identificata che si firma Miguel Angel Martin", per i reati di cui agli articoli 81c.1, 110 e 528 del Codice Penale, in relazione all’articolo 15 della Legge sulla Stampa. Il caso PsychoPathiaSexualis richiama l’attenzione dei media. Poche le prese di posizione nettamente a favore della Topolin Edizioni, anche se di rilievo. Milo Manara, in una lettera inviata a Jorge Vacca e presentata durante il processo come prova di solidarietà da parte di autori e intellettuali italiani, scrive:

Talvolta si può cadere nell’equivoco di credere che certa letteratura induca a certi comportamenti, quando è vero esattamente il contrario… La letteratura (anche quella disegnata) ha la possibilità di mantenere circoscritte nell’ambito della fantasia quelle ossessioni che altrimenti troverebbero un inevitabile sfogo nella realtà. L’opera di Martin è uno straordinario esempio di questa letteratura. L’alta qualità grafica, l’atmosfera allucinata da incubo, la lucida e cupa spietatezza priva di compiacimenti estetici fanno di questa opera lo specchio della violenza sorda e bestiale che si potrebbe chiamare psico-patologia se non fossa così tragicamente diffusa nella nostra società.
Anche Oliviero Toscani ed Enrico Ghezzi mandano un breve messaggio di solidarietà. I temi scabrosi dell’opera suscitano diffidenza, al di là delle naturali dichiarazioni a favore della libertà di espressione. Si verifica anche qualche piccolo episodio di intolleranza, anche a causa del non dimenticato Hitler-SS. È invece la stampa estera, in particolare quella spagnola, a dare rilievo alla notizia, manifestando stupore e sorpresa per la decisione del Tribunale di Cremona. Comincia una lunga via crucis per Jorge che deve tentare di dimostrare il valore dell’opera incriminata e quindi la sua non pericolosità. La Topolin Edizioni diffonde un comunicato stampa in cui scrive:
Quali libertà di stampa in Italia? Nessuno sembra aver capito l’importanza di pubblicare un fumetto così violento, nessuno ha preso in considerazione nemmeno per un attimo il disgusto che si prova nel leggere storie realmente accadute, nel rendersi conto con i propri occhi ciò che sono stati in grado di commettere coloro che oggi va di moda chiamare "serial-killer". La violenza non genera violenza, la visione dei fatti crea repulsione, schifo, orridi sentimenti.
La sentenza del Consiglio di Stato afferma: "Se il contesto è artistico, se le immagini sono oscene ma non generano il classico effetto imitativo, e piuttosto provocano disgusto, l’opera potrebbe generare un effetto catarchico e la violenza diventerebbe in questo caso costruttiva e non distruttiva". Viene anche organizzata qualche iniziativa di sostegno come uno spettacolo teatrale itinerante denominato proprio PsychoPathiaSexualis e nato all’interno di un centro sociale milanese, e una suggestiva mostra allestita dall’Associazione Adrenaline all’interno di un altro centro sociale. La scenografia è di effetto. Centinaia di persone visitano la mostra in pochi giorni, tra cui molti addetti ai lavori, come Sergio Bonelli. Questa volta la solidarietà espressa fa ben sperare. Il 17 luglio 1996 arriva finalmente l’attesa sentenza del Tribunale di Cremona. È assoluzione e "con la formula più ampia perché il fatto non sussiste". Le motivazioni della sentenza sono espresse in forma complessa, ma meritano di essere sinteticamente riportate, in quanto molto interessanti. Innanzitutto viene affrontato il rapporto tra l’articolo 15 della Legge della Stampa e il 528 del Codice Penale. L’articolo 15, infatti, punisce chi commercia, distribuisce, espone pubblicamente, fabbrica, acquista, detiene e mette in circolazione scritti, disegni, immagini o altri oggetti osceni. "Il legislatore ha inteso porre un nesso funzionale fra la pubblicazione di stampati, contenenti descrizioni di avvenimenti reali o immaginari illustrati con particolari impressionanti, e il comune senso della morale o dell’ordine familiare". Cioè bisogna verificare l’idoneità offensiva della pubblicazione rispetto al comune senso della morale, l’interesse protetto della legge. A questo punto si arriva all’annosa questione se siano o no punibili le pubblicazioni oscene, in particolare quelle pornografiche, anche quando diffuse con particolari modalità di riservatezza. Un orientamento dottrinale ha elaborato una soluzione che associa il concetto di pudore a quello di libertà personale: "la tutela del pudore si risolve nel garantire il diritto di ogni persona a non essere esposta, suo malgrado, all’esibizione di atti o all’offerta pubblica di oscenità". Quindi se la persona ha la possibilità di accedere consapevolmente e liberamente a manifestazioni oscene non c’è alcuna offesa al pudore. Ma questa concezione, che potrebbe apparire ragionevole, non può essere accettata come assunto di partenza. Infatti alcune pronunce giurisprudenziali hanno riconosciuto che "il buon costume è un bene-valore proprio della collettività e costituisce patrimonio ideale e morale comune tanto rilevante da costituire un limite all’esercizio di diritti di libertà; quali la libera espressione di pensiero". La libertà di pensiero è limitata dal buon costume, in quanto il pudore è ritenuto dalla legge un "valore etico della collettività". A questo punto bisogna stabilire quando si può parlare di offesa al pudore. La sentenza spiega che la tutela giuridica del pudore è contingente, cioè occorre calibrare il giudizio in riferimento al "sentimento della collettività in un dato momento storico". La conseguenza di questo ragionamento è che la giustizia, nel valutare la punibilità di un comportamento, non se l’atto è in sé osceno, ma se il medesimo abbia capacità o meno di offendere il pudore in un dato momento storico. Detta capacità di offendere è in relazione alla pubblicità dell’oggetto osceno. La legge incrimina tutte quelle condotte ritenute lesive o perché sono pubbliche (attività commerciale) o perché assumono carattere pubblico (distribuzioni o esposizioni). Inoltre la legge punisce anche tutti gli atti preparatori finalizzati a una pubblica diffusione. Conseguentemente, la Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che l’osceno è perseguibile penalmente "solo quando sia destinato a raggiungere la percezione della collettività, il cui sentimento del pudore può solo in tal modo essere posto in pericolo o subire offesa". Bisogna considerare come l’oggetto o la manifestazione oscena siano pubblicizzati, cioè messi alla portata del pubblico, o di un certo pubblico. Ed ecco che si arriva al punto chiave. Se i comportamenti osceni sono da valutare in rapporto al mutevole e contingente parametro del comune sentire, allora è inevitabile riconoscere che anche il grado di pubblicità della manifestazione oscena o raccapricciante andrà soggetto ad inevitabili variazioni della sensibilità collettiva frutto della mutevolezza storica dei costumi e dell’evoluzione culturale della società. Sulla base di questo presupposto il giudice constata che oggi c’è una "diffusa tolleranza da parte della generalità degli individui verso certe forme di circoscritta o riservata diffusione dell’osceno o di oggetti e immagini dal contenuto particolarmente violento o ripugnante". Quindi, siccome con il passare del tempo il comune senso del pudore si è modificato in senso più tollerante, la pubblicazione di PsychoPathiaSexualis sarebbe punibile solo se fosse stata diretta indiscriminatamente alla generalità del pubblico. Oggi il pubblico tollera l’osceno se diretto e diffuso in ambienti particolari. La stampa di una pubblicazione a fumetti di contenuto pornografico, violento o impressionante, destinato esclusivamente a soggetti maggiorenni come la dicitura in copertina certifica, e senza che l’oggetto della rappresentazione grafica sia in alcun modo reclamizzato all’esterno con immagini esplicite e percepibili da chiunque, non può offendere il comune senso del pudore. Il sentimento del cittadino medio non è leso dalla commercializzazione in forma riservata di tali prodotti. Nel caso di PsychoPathiaSexualis, addirittura la dicitura sulla copertina – "il fumetto più violento e ripugnante mai pubblicato" – rappresenta una garanzia che l’acquisto da parte del pubblico maggiorenne costituisca il frutto di una scelta consapevole e volontaria, non imposta indiscriminatamente. L’assoluzione del libro di Martin è stata pronunciata per insussistenza del fatto, proprio grazie al ragionamento sopra riportato. Ecco un estratto della sentenza di assoluzione:
Vero è che le scene sono indubbiamente raccapriccianti, i particolari squallidi, come odioso è il contenuto delle brevi storie, ma altrettanto vero è che la crudezza della rappresentazione non manifesta alcun compiacimento morboso, alcuna intima adesione. Il male è dispiegato davanti agli occhi in modo così asciutto e netto da enfatizzarne la ripulsa più che se si fosse fatto uso di artifici retorici.
Il giudice Bernazzini, estensore della sentenza, prende infine atto dei riconoscimenti internazionali a favore dell’opera e ne ordina il dissequestro. Purtroppo l’odissea giudiziaria di quest’opera non è ancora a tutt’oggi terminata. Dopo che a Jorge Vacca è stato concesso di ristampare e distribuire il libro, infatti, è arrivato inatteso il ricorso del Tribunale di Brescia, che non ha accolto la sentenza di primo grado. La Topolin Edizioni dovrà subire quindi il secondo grado del processo, e non rientrare in possesso della prima edizione dell’opera, ancora sotto sequestro. Per terminare ecco il commento a questa triste vicenda, strappato direttamente a Miguel Angel Martin, il diretto accusato:
il Che è stato censurato in Argentina da una dittatura fascista (censura politica), Hitler-ss è stato censurato in Francia e in Spagna, in paesi che si fanno paladini della democrazia, a causa della denuncia di ebrei e l’autore è stato minacciato di morte da gruppi nazisti (censura razzista), mentre PsychoPathiaSexualis è stato sequestrato in Italia, che è una democrazia, non per una denuncia ma perché un magistrato ha ritenuto che questo è immorale (censura etica). Posso capire che una dittatura censuri il Che, posso capire ma non approvare che venga censurato Hitler-ss, ma non capisco perché un giudice di uno stato democratico come l’Italia si permetta di dire che PPS è osceno. Penso che i giudici in uno stato democratico devono impartire giustizia e applicare la legge, ma non decidere ciò che è etico o estetico.