france.
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paris.
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L'Apostrophe
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Attraversato
uno dei tanti ponti sul canale, proprio di fianco a una delle chiuse
che portano l'acqua fino a la Villette, ci inerpichiamo lungo rue de la
grange aux belles. Il gelo della notte parigina punge le labbra e scende
nello stomaco. L'insegna scrostata de L'Apostrophe, all'angolo con rue de
l'hopital st. louis, appare quindi come un caldo rifugio. Le vetrine sono
buie e fumose. Entrando nella zona bistrot, sembra di ritornare ai vecchi
circoli-case del popolo anni '50. Molto spartano, è arredato con tavolini strettissimi dove sorseggiare vino,
un lungo bancone di legno e mensole dove riposano bottiglie impolverate.
L'unica nota di colore è un murales che ricorda Rousseau - il pittore (presenti
in moltissimi locali, sono dipinti da artisti di strada della zona). Andando
oltre, si arriva nella stanza adibita a ristorante. La gestione è
magrebina, ma la cucina è tipica francese. Dopo pochi istanti,
arriva un simpatico e sorridente ragazzo a presentarci la liste. C'è
la possibilità di scegliere un menù a prezzo fisso (15 euro!)
o scegliere a la carte. Andiamo col menù, che prevede l'entreé,
il piatto forte e il dessert (vino escluso - l'acqua come in molti
ristoranti francesi è quella del rubinetto - ma servita in bottiglie
molto eleganti - e quindi gratuita).
I vini spaziano dai bordeaux, ai borgogna, a quelli della loira, ai pays de la côte; essendo dicembre c'è anche il "novello" beaujoulais... Come entreé si può scegliere tra crudité miste, aringhe affumicate con crauti, pastelle ripiene di formaggio e amenità varie. Le porzioni sono decisamente abbondanti e con l'aiuto del vino siamo già soddisfatti. L'arrivo del secondo ci fa sgranare gli occhi! Un piatto formato-pizza, colmo di carne, patate, verdure e salsine. Anche qui si può spaziare dal filetto (tenerissimo) servito con salsa al roquefort, alla carne tartara, alle scaloppine... le patate sono fritte o arrosto, tagliate a tondelle finissime colanti burro. Chiaramente il dessert era di troppo. Golosi però di fromage, abbiamo voluto prendere un piattino di assaggi... L'atmosfera è calda e amichevole. Nonostante il tipico sciovinismo parigino, qualche avventore potrebbe rivolgervi la parola... soprattutto se non vi scambia per turisti. La cena è accompagnata da musica (dalla world al fusion) e durante la settimana si organizzano live session. |
il
canal trés chébron
Vi ricordate Amélie, sofferente d'amore, quando faceva rimbalzare i sassolini lungo il canale? Si sporgeva da uno dei ponti che univano le sponde del Canal Saint Martin, il Naviglio parigino che negli ultimi anni sta diventando più trendy di quello meneghino. Nel quartiere che va dalla Gare de l'Est e il Boulevard de Magenta da una parte, fino al Boulevard de la Villette dall'altra, si snodano viuzze ricolme di locali, negozi e librerie sempre molto alternative. Le serate dei giovani intellettuali parigini, col dolcevita nero, si sono spostate dalla zona di Rue Oberkampf poco più a nord seguendo proprio il corso del canale. Ecco quindi che i ristoranti franco-etnici dopo le 22.00 diventano piccoli jazz club; i negozi vendono dall'abbigliamento, ai piccoli oggetti di design firmati, ai complementi d'arredo. In questo campo, a fianco del classico stile afro d'impronta colonialista, si sta affiancando e prendendo sempre più spazio lo stile estremo oriente e soprattutto tutto ciò che è chinesérie (dai mobili, ai cuscini coloratissimi, alle suppellettili...). Tra i bistrot-locali più accoglienti, oltre a L'Apostrophe, si può bere il classico absenthium ascoltando buona musica a L'Atmosphére (sempre rue de la grange aux belles) e Chez Adel (rue Lucien Sampaix). Tra i negozi trés chébron, sicuramente Antoine e Lili, con uno spazio café, uno per la casa, e uno per l'abbigliamento, arredato con poltrone originali Luigi XV color fuxia e verde pisello. |