FEROCI E POTENTI GERARCHI
Già l'esibizione della sofferenza di papa Wojtyla durante la messa di pasqua in mondovisione, celebrata dal potente cardinale Sodano, mi aveva lasciato perplesso: troppo evidente era la tentazione di offrire il pontefice come un novello Cristo. E troppo evidente era che dietro la sua immagine sofferente si erano già scatenate feroci lotte di potere.
Mentre scrivo l'agonia del papa si protrae da due giorni; si susseguono comunicati più o meno allarmanti (ha perso conoscenza, riconosce gli interlocutori...), decisamente surreali (scrive, parla...) o ben più significativi (ha ordinato altri vescovi, e nunzi apostolici...). Anche grazie ad alcuni media evidentemente addomesticati, come raiuno, si continua ad offrire la passione di Wojtyla come esempio per il vasto popolo cattolico e non, sproloquiando sull'evidente intervento soprannaturale che consente al moribondo di resistere. E tutte le reti riempiono i palinsesti con immagini dell'attività del papa; citano evidentemente solo quelle che sono le luci del pontificato wojtyliano: il rifiuto della guerra, la volontà di dialogo con le altre religioni, il sostegno offerto alla causa palestinese; sorvolano altrettanto evidentemente sulle ombre: appare cinico il non associarsi al dolore comune, eppure a me proprio queste ombre sembrano esempi di cinismo (a volte criminale); la condanna dell'omosessualità, il reiterare l'immagine della donna come destinata alla sottomissione, la delirante ostinazione nel proibire ai fedeli l'uso del preservativo (anche in paesi dove l'Aids colpisce la maggioranza della popolazione), la celebrazione dell'evangelizzazione dell'America (o distruzione?), il revisionismo applicato all'inquisizione, il rifiuto netto dell'aborto (anche di fronte a stupri) laddove la pena di morte viene concessa solo se non sia possibile fare altrimenti, la pretesa (purtroppo accettata) di influire sulla vita politica italiana imponendo la propria visione (vedi procreazione assistita, terapia del dolore...).
Ma dietro la facciata di sofferenza salvifica si nasconde una feroce disputa, nel tentativo di accaparrarsi ruoli prestigiosi e più modeste ma sempre sicure poltrone. Si narrava del malcontento di alcuni gerarchi perché Wojtyla non ha fatto in tempo a nominarli cardinali, o vescovi, o nunzi, e così ecco le continue rassicurazioni sullo stato di coscienza del papa, in modo da non rendere spudoratamente incredibili le tante nomine fatte durante l'agonia; uno stile che a me ricorda quello della vecchia Unione Sovietica.
I circa 120 cardinali elettori si sono comunque messi in moto per raggiungere Roma da tutto il mondo: parteciperanno alle esequie, già volti all'imminente battaglia che ci consegnerà il duecentosessantacinquesimo papa; colui che, più feroce e potente degli altri, diverrà il nuovo re della chiesa cattolica.