|
Chris è una ragazza affascinante ma timida. Ad una festa di compagni di scuola incontra Rob e sente un'irresistibile attrazione nei suoi confronti. Presto i due si ritrovano abbracciati su una panchina nel cimitero del paesino (luogo topico per incontri amorosi). Il ragazzo, prima di abbandonarsi completamente alla passione, cerca di avvertire la fanciulla: "C'è qualcosa che dovrei dirti prima che noi...". Lei, ingenuamente, suppone soltanto una probabile verginità; non può certo immaginare cosa Rob celi dentro sé. E quando lo viene tragicamente a scoprire, ormai è troppo tardi, anch'essa è contaminata. Il virus è dentro il suo corpo, insieme al seme di Rob. Dopo 10 anni dall'uscita del
primo numero negli States, la Coconino Press (che già ci ha fatto
apprezzare autori altrimenti sconosciuti al grande pubblico) dà
alle stampe i primi 5 numeri di Black Hole, rilegati in un volume
di grande formato.
Ritroviamo innumerevoli rimandi cinematografici: dalle atmosfere di David Lynch (soprattutto i boschi di Twin Peaks e i giardini brulicanti di Velluto Blu), al primo Cronenberg (mutazioni e demoni sotto la pelle), a Society, il gioiellino di Brian Yuzna. Fin dalle prime pagine apprendiamo infatti che il paese (o l'intera nazione?), in apparenza tranquilla dimora di una gioventù inquieta, è stato colpito da un terribile virus che si trasmette tramite rapporti sessuali e che provoca mutazioni genetiche. Non esiste un'unica tipologia di mutazione ma ogni infetto ha una propria caratteristica. Abbiamo ragazze con mani palmate, con abbozzi di coda, freaks con barba su tutto il viso, Rob ha una seconda minuscola bocca alla base del collo, Chris inizia a mutare la pelle... La cosa più inquietante è che il morbo sembra non essere sconosciuto alla popolazione: le vittime non sono mostri horror che spaventano gli abitanti nelle notti di luna piena, ma emarginati costretti a vivere (quando la malattia avanza in stadi estremi) ai margini della società, nel classico bosco di conifere. E qui non troviamo streghe di Blair o ragazzini con maschere alla Venerdì 13, ma bivacchi di appestati che sopravvivono nei propri rifiuti. Il lato oscuro della tranquillità affonda nel tratto chiaroscuro dell'autore. Burns ci conduce attraverso scene oniriche, sogni premonitori, immagini distorte, frutto forse del virus che provoca visioni febbricitanti. Il suo tratto, caratterizzato da una predominanza del nero è fluido e coinvolgente. Il senso di terrore dei protagonisti nei confronti del proprio destino è contrapposta alla leggerezza che accomuna la maggioranza della comunità, indifferente all'epidemia. Chris viene a conoscenza della propria mutazione quando, qualche sera dopo il rapporto con Rob, si immerge nuda nel lago del paese, sotto gli occhi dei suoi compagni. Sulla schiena le si è aperta una ferita che la porterà a disfarsi della propria pelle, come un rettile muta la propria. I ragazzi (e soprattutto le ragazze) iniziano a commentare l'accaduto con i toni ironici del gossip più che della costernazione. Appare evidente sia la metafora
dell'epidemia di AIDS, sia dell'emarginazione tout court delle classi
povere che in America, negli ultimi 15 anni, sono cresciute in maniera
esponenziale.
(to be continued) |
federico mataloni. |