LESTER BANGS

GUIDA RAGIONEVOLE AL FRASTUONO PIU' ATROCE

EDIZIONI MINIMUM FAX 2005

Euro 16,50

Tagliamo corto sulla recensione di questo libro, una raccolta/cernita di quanto scritto sulla musica da Lester Bangs, (1948-1982), personaggio rock prima che semplice critico, e notevole scrittore tout court (l'iperbole del curatore Greil Marcus "sull'accettare che il migliore scrittore americano sapesse solo scrivere quasi esclusivamente recensioni di dischi" è appunto una dignitosa iperbole e non una sparata pubblicitaria).

Di lettura godibilissima, non solo per appassionati ed esperti del settore, ha due punti di forza che lo rendono speciale: il primo è la competenza, da vero e proprio filologo erudito, con cui l'autore sviscera le sue argomentazioni e interviste. La sregolatezza dei suoi costumi non è alibi per testi raffazzonati ed esternazioni fanfaronesche, anzi fan-faronesche, come invece è luogo comune in questo subgenere di letteratura: scrittura automatica o non scrittura automatica, droghe o non droghe, Lester sa il fatto suo. Alcuni esempi (e mi scusino i lettori se appaiono troppo specialistici, ma è proprio questo il punto): le obiezioni, anche di natura tecnica che l'autore fa a Lou Reed a proposito del controverso "Metal Machine Music", gli spunti e le citazioni jazz che si possono trovare nei riff e nei licks utilizzati dal chitarrista Bob Quine (R.I.P.) quando suonava con Richard Hell and the Voivoids, la scoperta (nel 1977!) della sotterranea linea funk che scorreva sotto il repertorio dei Clash di allora.

Il secondo punto di forza di questi scritti è la naturale, niente affatto artificiosa, compenetrazione fra lo spunto strettamente musicale da cui parte il singolo articolo o reportage e l'autoanalisi del giornalista o le sue riflessioni di natura più ampiamente sociale. Per questo, vanno sottolineati il pezzo su "Astral Weeks" di Van Morrison; l'accorata descrizione del legame fra Lester Bangs e Peter Laughner (il primo chitarrista dei Pere Ubu) e il terribile resoconto della corsa verso l'autodistruzione di entrambi; la presa di posizione, netta, ma scevra di pesanti paternalismi, contro il razzismo nei confronti dei neri da parte di frange della scena rock.

Ma basta incensare questo libro, vorremmo solo suggerirne l'adozione facoltativa nei corsi di storia alle scuole superiori, lo studio obbligatorio nei nostri Conservatori e la possibilità di sconti per le sale prove a tutti quei ragazzini che prima di iniziare a strimpellare dimostrino di conoscerlo a menadito: la qualità dei suoni e dei rumori che giungeranno alle nostre orecchie negli anni a venire avrà tutto da guadagnare.

Invece vogliamo appropriarci del resto dello spazio concessosi per toglierci in ordine sparso alcuni sassolini dalle scarpe (sottotitolo: LO DICEVAMO DA ANNI E A NOSTRA INSAPUTA LO AVEVA DETTO PURE LESTER BANGS):

questo per la parte destruens.

E per la parte construens:

Buona lettura ma, c'è da scommetterci, anche buon ascolto.

Antonello Quarta

Digilander.iol.it/Quarta