LUCI TAGLIENTI A NORDEST
idea e progetto di Saul Beretta
allestimento scenico di Massimiliano Cividati
Giunto ormai il tempo è.
Un sogno per alcuni, un incubo per altri.
Un altro tempo, un altro luogo.
In una calda serata primaverile, in un’ambientazione molto affascinante com’ è il Teatrino della Villa Reale di Monza, si è svolto venerdì 9 maggio 2003 uno spettacolo molto bello, vario e coinvolgente dal titolo “Luci taglienti a nordest”.
Anfitrione e organizzatore della serata Saul Beretta, direttore artistico eclettico e accattivante con il pubblico in sala che ha saputo coniugare perfettamente tutte le fasi dello spettacolo con la bravura dei protagonisti sul palco e senza eccedere in inutili presenzialismi.
Tema dello spettacolo un ironico e poetico viaggio nell’ Europa dell’ Est, di quella parte di Europa vista da noi “Occidentali” come quella “là”, quella d’ Oltre Cortina” o per semplificare quella “comunista”, quella dei “regimi” e dei “senza libertà”, culla invece di pittori, scrittori, musicisti, scienziati senz’ altro unici, liberi pensatori di una cultura sicuramente diversa dalla nostra ma assolutamente vitale e ricca.
La rappresentazione, che scivola via sin troppo veloce nelle quasi due ore di durata, inizia con gli spettatori avvolti nell’ oscurità, squarciata dalla voce potente e armoniosa di Rachel O’Brien , una mezzosoprano inglese, che esegue un’ aria per voce sola del compositore G. Kurtag ed esattamente l’ “Attila Joszef fragment op.20 n.8” che ci accompagna in un posto senza tempo che può essere attuale, passato o futuro e ci fa conoscere gli altri interpreti di questo viaggio.
Compagni e guide di questo viaggio, oltre alla O’Brien, sono i Rhapsodija Trio, terzetto molto affiatato composto da violino, fisarmonica e chitarra, dall’aspetto zingaro o forse slavo, ma invece italianissimo che con massima disinvoltura passa da musiche e ritornelli popolari a esecuzioni e interpretazioni di musiche colte e che riesce a coinvolgere il pubblico con verve scenica e bravura; si passa poi alla voce narrante dello spettacolo cioè a Debora Mancini, attrice e musicista poliedrica che, oltre ad essere il trait d’ union delle varie parti della rappresentazione, recita alcune letture tratte da vari scrittori, fra cui Rumiz e Orkeny; passiamo poi ai due violinisti Silvia Mandolini, canadese, e Alessandro Bonetti che riescono, nonostante condizioni proibitive (luci spente ad esempio) a emozionarci con la perfetta esecuzione ed interpretazione dei brani a loro affidati.
Come già detto, pur essendo quasi alla fine dello spettacolo, il tempo è volato senza che nessuno se ne accorgesse proprio per la bellezza della rappresentazione e per la bravura degli esecutori.
Arriviamo poi al momento forse più struggente, cioè alla “Ninna Nanna” di D. Shostakovic dove i protagonisti sono la O’Brien che dà alla sua voce una tonalità delicata e romantica, e nello stesso tempo incisiva e potente, e i Rhapsodija Trio che sanno cogliere e ci fanno cogliere appieno la poesia, la malinconia, il romanticismo di questa Ninna Nanna; come emigranti o pendolari vagano per la sala, fra il pubblico, dandoci la sensazione di essere noi stessi sopra a un treno, una nave, in movimento insieme a loro verso un destino comune.
Protagonisti dell’ ultima parte dello spettacolo sono sempre loro, i Rhapsodija Trio che eseguono brani Tzigani, musiche kletzmer e altre musiche della tradizione popolare dell’est.
Alla fine, lunghi e sinceri applausi vengono tributati ai protagonisti, come ringraziamento delle stupende emozioni che hanno saputo trasmetterci in queste due ore.
Non si possono quindi esimere dal concedere vari bis in cui sembrano sinceramente divertirsi, prima di tutto loro, consapevoli dell’ ottima riuscita della serata.
Da segnalare l’ottima regia di Massimiliano Cividati, apprezzato giovane regista, le luci di Giorgio Morgese e lo styling curato da Naìda.
STEFANO FESTA