Kraftwerk

Minimum Maximum - Tour 2005

Interpol and Deutsche Bank, FBI and Scotland Yard
CIA and KGB, control data, memory
Business, numbers, money, people
Business, numbers, money, people
Computer world

Dopo aver pubblicato nel 2003 Tour De France Soundtracks i Kraftwerk hanno intrapreso un tour mondiale che ha toccato, a luglio 2005, l'Italia: il sottoscritto li ha potuti vedere in quel di Villa Arconati. Si poteva pensare all'ennesima e più o meno malinconica esibizione di una band gloriosa negli anni '70 e '80. Eppure, a quasi venticinque anni dal capolavoro Computer World (1981), la band tedesca non solo è ancora vitale, ma è probabilmente nel momento di massima grandezza. Oggi la loro musica, un tempo musica del futuro, è diventata musica del presente, rigorosa ed emozionante (qualche sedicente conoscitore dell'elettronica la definisce algida!); anche il semi-silenzio seguito a Computer World, interrotto dal travagliato album Techno Pop/Electric Café nel 1986, dalla raccolta di remix The Mix con relativo tour nel 1991, dai concerti poco più che sporadici della seconda metà degli anni '90, dal singolo Expo 2000 nel 1999, finisce per inserirsi in un disegno preciso, come un disseminare tracce in attesa appunto del momento in cui la propria musica potesse davvero cantare il mondo intorno a sé e non il mondo a venire.

La qualità della proposta musicale e spettacolare della band si rende visibile già nel modo di presentarsi dei quattro (i fondatori Ralf Hutter e Florian Schneider con Fritz Hilpert, compagno di strada da una quindicina d'anni, ed Henning Schmitz, entrato nel gruppo nella seconda metà degli anni '90): quattro sintetizzatori e quattro computer portatili posti su una pedana con un grande schermo sullo sfondo sono lo scenario dell'intero concerto; i Kraftwerk suonano quasi impassibili ed elegantissimi, tradendo l'origine umana solo per brevi istanti (sorridendo o bevendo un po' d'acqua); da notare che anche i video proiettati sono opera della band, attiva in questo ambito dal singolo di Trans-Europe Express (1977).

Il concerto si apre con The Man Machine, pezzo che introduce spettatore ed ascoltatore (il doppio cd live appena uscito, Minimum Maximum, documento eccellente sull'attuale dimensione della band, ricalca fedelmente la scaletta del concerto) nel modo migliore alla musica ed alle tematiche proprie dei Kraftwerk; è una voce robotica a cantare dell'uomo-macchina, semiumano già prima dell'avvento dei computer (nel 1978, per l'esattezza). Ma i Kraftwerk convincono pienamente anche quando eseguono pezzi più recenti, dalla splendida Planet Of Visions (già Expo 2000) ad un paio di "tappe" (così le definiscono) da Tour De France Soundtracks; oppure proponendo l'ironica Vitamin, in cui lo schermo mostra una pioggia di pasticche, mentre la voce di Ralf Hutter (talvolta esitante nel corso del concerto ma sempre calda ed avvolgente) elenca una serie di sostanze (Kalium Kalzium / Eisen Magnesium / Adrenalin Endorphin / Elektrolyt Co-Enzym / Mineral Biotin / Zink Selen L-Carnitin / Carbo-Hydrat Protein / A-B-C-D Vitamin).

Risulta assolutamente felice l'alternanza di brani "storici" ed attesissimi come Autobahn e Trans-Europe Express con pezzi altrettanto storici e straordinari come The Model e Neon Lights; resta invece a mio giudizio un po' inferiore il singolo del 1983, Tour De France. Radioactivity viene proposta in una versione che nella prima parte ricalca il geniale pezzo del 1975 (giocato sul doppio senso di radioattività ed attività radiofonica, Radioactivity / Is in the air for you and me) per poi riprendere la ritmica del remix del 1991: anche in questo caso testi ridotti all'osso riescono a veicolare un messaggio di grande forza: Chain reaction and mutation / Contaminated population; Tschernobyl, Harrisburgh, Sellafield, Hiroshima / Tschernobyl, Harrisburgh, Sellafield, Hiroshima.

Dopo una brevissima pausa (che a Villa Arconati è stata presa dal solito manipolo di italici idioti come l'occasione per portarsi nei pressi del palco, impedendo la visione del concerto ad una buona metà degli spettatori) i quattro si ripresentano sul palco corredati di led luminosi per eseguire alcuni pezzi dal citato Computer World, iniziando da quello che è forse il loro capolavoro assoluto, Numbers: scelto non a caso come video promozionale del doppio cd il brano presenta un testo del tutto scarnificato, numeri da 1 a 8 ripetuti in varie lingue e proiettati sullo schermo, accompagnati da ritmiche ipnotiche e melodie distorte, in un crescendo di grande impatto. Come di grande impatto è la musica che accompagna Home Computer, in realtà dal 1991 eseguita come remix di Home Computer e It's More Fun To Compute; di nuovo un testo semplicissimo (I program my home computer / Beam myself into the future) e di notevole suggestione. Imperdibile uno dei momenti in cui di nuovo compare l'origine umana dei Kraftwerk, che eseguono la divertentissima Pocket Calculator prima in inglese e poi nella lingua degli spettatori; lo stesso Ralf Hutter si diverte visibilmente cantando Io son l'operatore / Del mio piccolo calcolatore / Io aggiungo / E sottraggo / Io controllo / E compongo / E se schiaccio un bottone / Lui mi fa una canzone; su disco compare la già nota versione in giapponese (!).

Una nuova pausa conduce al solo momento che pare sfuggire al rigore dell'intero concerto: sul palco compaiono nel tripudio generale i robots che dalla seconda metà degli anni '70 accompagnano i Kraftwerk fingendo di eseguire The Robots al posto dei musicisti stessi, scomparsi dietro il palco; la carica provocatoria del passato è sicuramente scemata, anche se il testo resta estremamente significativo, specie Sono il tuo schiavo / Sono il tuo lavoratore cantato in ceco (da questa lingua è nata la parola robot). Il ritorno in scena dei Kraftwerk, ora vestiti con tute fluorescenti, ci offre di nuovo un paio di pezzi da Tour De France Soundtracks: spicca Elektro Kardiogramm, straordinaria immagine dell'uomo che sotto sforzo diventa macchina (Ralf Hutter e Florian Schneider sono appassionati di ciclismo, da qui il desiderio di cantare delle analogie tra l'uomo-macchina di The Man Machine ed il ciclista impegnato in fatiche durissime scandite dal ritmo delle pedalate); segue la remixatissima e suggestiva Aéro Dynamik.

Il concerto si chiude con un pezzo piuttosto controverso, introdotto dall'ironia di Boing Boom Tschak : Music Non Stop, poco compreso nel 1986 ed in realtà prima (ed ancora una volta geniale) proposta dei Kraftwerk del 2000: i quattro musicisti escono uno dopo l'altro dal palco, concedendo un saluto al pubblico in tripudio, mentre i sintetizzatori continuano a proporre Music Non Stop; l'uomo-macchina si concede il meritato riposo, le macchine sembrano, per una volta, piegate al suo volere: Music Non Stop / Musique Non Stop / (Techno Pop?).

Marco Franchini

www.kraftwerk.com